May 4, 2011
Review "The Old Prophecy Of Winterland" in Metalwave.it (ITA)
Here is the link to the review: http://www.metalwave.it/viewrece.php?id=3185
Mentre in Europa e nel mondo miriadi di band iniziano il decollo, anche la Spagna si vuole guadagnare una bella fetta di popolarità nell'ambito del metal estremo e la Mighty Hordes non poteva lasciarsi scappare la succosa occasione di produrre i madrileni Frozen Dawn.
I madrileños ivi recensiti giungono a distanza di tre anni dal loro primo Ep “Winds From The North” e di un solo anno dal loro ultimo singolo “Cold Souls”, quest'ultimo ha funto da anticipazione di “The Old Prophecy Of Winterland”, essendo il brano contenuto nel disco in questione e possiamo dire che aveva appagato momentaneamente gli animi dei fan spagnoli più sfegatati. Lungi da poterli considerare una band priva di personalità, i Frozen Dawn si sono dati proprio un bel da fare ed hanno confezionato qualcosa di molto valido per poter rappresentare un debutto ragionevolmente adeguato al loro modo di far musica.
E' black metal ed è prodotto in modo ottimale, ma non rasenta il patetico, né il tedio, essendo ogni traccia costruita in modo opportuno e senza troppi fronzoli inutili; le sferragliate tipiche del genere compaiono, ma non rappresentano l'unico punto saliente delle composizioni, cosa che (come abbiamo già visto ripetute volte) determina i sound di decine di centinaia di gruppi black omologandoli senza pietà ad un destino crudele. Non verranno quindi dimenticati i Frozen Dawn, portatori di una sufficiente originalità per poter accedere ad un mercato molto più ampio di quello attuale, a patto che la prossima release sia all'altezza della precedente, ma che soprattutto riesca a superare in originalità ciò che il gruppo ha prodotto ora.
Il disco è potenzialmente suddivisibile in due parti: la prima, quella più grande terminando a traccia 7, in cui ogni aspettativa viene esaudita e ritmi diabolici corrono come demoni impazziti, donando elasticità ad ogni brano, chitarra e basso sempre presente fanno il resto con riff niente male e un mood canoro più simile ad un death metal che ad un black (almeno si capiscono le parole). La seconda parte, quella cioè in cui compaiono title-track e moniker-track lascia molto a desiderare. La qualità audio è sempre alle stelle, ma l'ispirazione è definitivamente cessata e le composizioni restano statiche, i ritmi si fanno più doomy (forse per evitare di strafare) e anche riff e flow vari non si accendono mai. Buona comunque la chiusura con la cover dei Satyricon “Fuel For Hatred”, fieramente proposta a fine disco, quasi consapevoli di aver un po' abbassato i toni. Come debut album i nostri non hanno certo fallito, ma in futuro mi aspetto un disco migliore.
69/100